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Val Ceno

Vischeto

Suddivisa nei due abitati "Vischeto di Qua" e "Vischeto di Là", sorge sul fianco occidentale del Monte Lama, lungo le rive del Ceno in prossimità di imponenti affioramenti ofiolitici. È anche la porta della Val Dorbora.

VISCHETO È PASSATA ALLA STORIA per aver ospitato nel giugno del 1934, all'interno di un ex carcere militare austroungarico utilizzato come fabbrica di seggiole, le esercitazioni di una formazione di Ustascia. Gli ustascia, guerriglieri di un'organizzazione rivoluzionaria sorta in Croazia nel 1930 con lo scopo di rendere la nazione indipendente dalla Iugoslavia e instaurarvi un regime filofascista, pernottavano alla locanda ITALIA (oggi "Bue rosso").
A Vischeto venne perfezionato l'attentato contro Alessandro I Karageorgevich, re di Iugoslavia, che fu assassinato a Marsiglia il 9 ottobre 1934 insieme al ministro degli esteri francese Louis Barthou.
Durante la Seconda Guerra Mondiale quasi tutti gli ustascia rientrati in patria da Vischeto caddero sotto il fuoco dei partigiani di Tito, mentre il loro capo (Ante Pavelic, nella foto a sinistra) si rifugiò in Argentina.

La stessa fabbrica in disuso venne poi utilizzata durante la Resistenza negli anni successivi. Fu il luogo infatti in cui rimanevano gli aspiranti partigiani in attesa di essere inquadrati in un distaccamento.
Fu utilizzata dagli stessi anche come sede un campo di prigionia, dove venivano raccolti i militari catturati durante le loro azioni.


L'Ansa dei graniti
Poco dopo Vischeto, è stato individuato un percorso naturalistico ricavato lungo il corso del fiume in corrispondenza di tre grandi rocce affioranti, denominato "Ansa dei graniti". pannelli esplicativi delle caratteristiche dell'ambiente circostante, la aree boscate, le rupi, la flora e la fauna. Per raggiungerlo, da Bardi si segue per Bedonia.
Sulla strada si iniziano a vedere le indicazioni per "L'ansa dei graniti". Questa sono le più grandi formazioni granitiche dell'Emilia Occidentale. Arrivati vicino al greto si segue il fiume stando sulla riva sinistra. Dal Ponte dei Raffi, vicino all'ansa dei graniti, si osserva il canale scavato nella roccia ofiolitica che portava l'acqua all'antico mulino Albarelle, ora ristrutturato a casa privata.
Sulle rocce a picco sul fiume è stata allestita una PALESTRA DI ROCCIA (attualmente in manutenzione e quindi non utilizzabile)

 

 


PUNTI DI INTERESSE:

  • L'Ansa dei Graniti di Mulino Albarelle
  • Dalla frazione di Pietracervara, è possibile raggiungere la monumentale Rocca omonima sulla quale si trovano i resti di un antico castello, i cui componenti strutturali furono donati da Agostino Landi a Margherita Antoniazzi per i propri progetti architettonici, religiosi e di beneficenza.
  • Proseguendo in direzione Pione, dopo la località Gabriellini detta "Cabriolini", è possibile vedere i resti del Ponte delle Lepri e il Ponte dei Gravani commissionati da Maria Luigia.

Accenni alla resistenza a Bardi

 

Casanova

Si trova sulla riva sinistra del torrente Ceno a 546 metri di altitudine. Dista circa 8 Km da Bardi.

La chiesa dell'Assunta, risale al '700, struttura a tre navate con pilastri quadrati nel catino.
Di pregio artistico la sagrestia in noce con alzate e cimasa e inoltre la vasca battesimale in arenaria con coperchio in legno noce a forma di piramide settecentesca.
(nella foto Casanova con il Groppo di Gora sullo sfondo (fotografia di Marino Lusardi)
 
Il territorio di CASANOVA è diviso in tante piccole frazioni.
Nella prima di esse sta la Pieve dell'Assunta.
L'origine altomedievale della chiesa, peraltro già citata come Pieve in documenti del IX secolo, è stata recentemente confermata nel corso di uno scavo archeologico realizzato nel 1996, in occasione di lavori di ristrutturazione dell'edificio. Lo scavo ha permesso di determinare che l'antica chiesa era a tre navate e ha reso visibili l'abside e la base d'altare, i pilastri bilobati, il pavimento in coccio pesto, l'absidiola a destra della sagrestia.
Inoltre ha portato alla luce un'antica fonte battesimale in pietra, ricavata dal pieno.
La presenza di pilastri bilobati (costruiti fino al 1150) conferma una ristrutturazione della chiesa di età romanica. Realizzata interamente in pietre locali rozzamente regolarizzate, doveva avere le navate scandite da quattro colonne per parte poggianti su grossi pilastri squadrati, rinforzati da murature ed era completata da un piccolo nartece in corrispondenza della navata centrale. Nella seconda metà del Settecento l'edificio fu risistemato e fu innalzato l'attuale campanile (1777-1779).
 
I rinnovi neogotici all'esterno sono del 1891. La decorazione interna a stucco, fra il rococò e il Luigi XVI, è coeva al campanile ed è attribuibile quasi certamente ai fratelli Boschetti. Interessante è la vasca battesimale con copertura lignea a piramide, mentre nella cappella di fronte c'è una sobria statua lignea della Madonna col Bambino. L'importante manierista cremonese Giovan Battista Trotti detto il Malosso, agli inizi del Seicento, ha dipinto la smagliante Assunzione tra gli stucchi dell'abside.
Molino Castelletto
In Località MOLINO CASTELLETTO è presente uno dei pochissimi mulini ad acqua ancora funzionanti.
Il mulino è situato alla sinistra del Ceno in località isolata. Figura nella mappa catastale del 1825 intestato a Guglielmani Giovanni ed è classificato mulino a due ruote. Nel corso del tempo ha subito varie modfiche, ad esempio le ruote a ritrecine sano state sostituite da un'unica turbina che aziona una macina e cinque mulini a cilindri Negrelli. Il mulino è privato.

PUNTI DI INTERESSE:
  • La Pieve di Santa Maria Assunta è una delle più antiche del comune e risale all' 898, qui è possibile vedere le prime fondamenta medievali emerse durante il restauro del 1996.
  • Notevole anche l'ossario settecentesco totalmente in pietra posto a fianco della chiesa.
  • Nei boschi vicini si trovano i resti dell'antico castello di Lacore.

Gazzo

Gazzo (e Cogno di Gazzo) sono le prime due frazioni che si incontrano percorrendo un tratto dell'antica via che da Veleia romana andava a Borgotaro e a Luni, collegando le pendici appenniniche con il mare.
Questa strada, ripresa dai longobardi, fu utilizzata, per un tratto, anche dai monaci di Bobbio per recarsi a Roma.
La zona di Gazzo è caratterizzata da diversi accessi e sentieri verso le pendici dei monti del Gruppo del Lama: come il monte Lama stesso o il Groppo di Gora (verso il Passo del Pellizzone).

Talco nella varietà Steatite e Pirite sono tra i principali ritrovamenti mineralogici durante gli scavi archeologici effettuati nella zona, a testimonianza dell'intensa attività estrattiva anche in epoche lontane (il territorio fu abitato sin dal Paleolitico, dal medio- superiore all'Età del Rame) e in seguito dai Liguri.

Grezzo

Grezzo (700 m.s.l.m) sorge sul fianco meridionale del monte Crodolo (m. 1257), sulla sinistra del torrente Dorbora proprio sopra alla sua confluenza nel Ceno. Il paese dista circa 4 Km da Bardi ed è una piccola frazione che affonda le proprie radici nella storia.

Nelle vicinanze di Grezzo, località Pietracervara, sorgeva una volta un castello, di cui sono tuttora presenti i ruderi. I padroni di questo castello erano i Pallavicino, che poi lo vendettero al Comune di Piacenza. Passò successivamente ai Landi, ma questi lo abbandonarono per abbellire quello più importante di Bardi. Un altro castello sorgeva a circa 5 Km dal paese ed era detto di Prezimella: fu distrutto nel 1141 per ordine dei Consoli di Piacenza, assieme a quello detto di Pietra Nera.

La piccola frazione affonda le radici nella storia. La chiesa di S. Michele viene infatti registrata per la prima volta nel 905.
Già nel X secolo vi era officiato un oratorio che cinque secoli dopo lasciò il posto all'attuale edificio sacro. Vi esercitarono signoria feudale i Landi dal 1135 fino al XVII secolo e a ricordo di questo illustre passato restano tracce di fortificazioni a Pietra Gemella, Pietra Nera e a Pietra Cervara.
L'edificio della chiesa di San Michele è stato riadattato dopo la metà del Settecento. Ha una pregevole facciata sul cui consunto stipite in arenaria si apre il portone realizzato da Romolo Campanini.


PUNTI DI INTERESSE:

  • Cinta muraria medievale a secco 
  • La chiesa michelitica di origine medievale e di ricostruzione settecentesca. 
  • Accanto al vecchio camposanto, si trova una quercia monumentale.
  • Passando per queste frazioni ed i loro boschi, si giunge a quelli che erano un tempo i boschi di Pietragemella, stesso nome di un arcaico piccolo castello di quei luoghi. 
  • Nascosta dalla vegetazione, a Cogno, troviamo una cappellina ottocentesca da cui si ha un’ ottima vista su tutta la Valceno.

Una curiosa storia di emigrazione da Grezzo: Cent'anni fa un bardigiano campione inglese di boxe (Articolo di A.Marcedone, Gazzetta di Parma, 26/10/81)

Rugarlo e Chiesabianca

Rugarlo si trova sulla riva sinistra del torrente Ceno alle falde orientali del monte Pelizzone e del monte Caramento (m. 1318) a 571 metri di altitudine. Dista circa 1 Km da Chiesa Bianca e 5 Km da Bardi.

La chiesa di Rugarlo venne unita a quella di Chiesa Bianca, per formare un'unica parrocchia verso la fine del 1700.
 
Salendo la strada che vi giunge tra le verdi montagne bardigiane si apre dinanzi agli occhi del visitatore il panorama dell'alta vallata. Un orizzonte contro cui si staglia la rocca di Bardi a picco sul Ceno. La chiesa è dedicata a S. Martino.

A Chiesabianca si trova la chiesa di San Lorenzo, con impianto ad unica navata e con cappelle laterali. Sulla via della chiesa è presente un edificio con loggiato, ora casa privata, nel quale svernavano i frati dell'ospitale di S. Maria del Pelizzone, dipendente dal monastero di
S. Salvatore di Tolla.
 
La cima del monte Carameto, vicino a Chiesabianca, è uno dei punti trigonometrici primari fissati dall'Istituto Geografico Militare negli anni successivi all'Unità d'Italia per le misurazioni del territorio.
Oggi mantiene il cippo in pietra contrassegnato I.G.M., ed è annoverato tra i 300 punti panoramici più belli d'Italia.
Nei dintorni di Chiesa bianca c'è la località "I morein guast" (I mulini guasti), così chiamata per l'antica presenza di mulini (sembra almeno tre), edifici che furono però distrutti da una grande frana nella seconda metà dell'Ottocento e di cui oggi non rimane traccia.

Ospitalità in valle

Ricettività nei pressi di Bardi capoluogo e delle frazioni sopra elencate: