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Val Dorbora

Boccolo dei Tassi e Monte Lama

La Frazione di Boccolo dei Tassi sorge sul fianco occidentale del Monte Lama (m. 1311), dal quale nasce anche il torrente Dorbora, a quota m. 875. Dista da Bardi circa 12 Km. 

Il Monte Lama venne sfruttato dagli abitanti sia per i suoi verdi pascoli che per la grande varietà di erbe medicinali.
Boccolo fu capoluogo di Comune sino al 21 gennaio 1828.
Dal 1923 passò sotto il Comune di Bardi.
 
Il Lama è una montagna nota già nella preistoria: la sua pietra ofiolitica era utilizzata al posto della selce per produrre punte e frecce.
Nel Medioevo passava da Boccolo un importante via di collegamento tra l'area piacentina, la val Taro e il mare.
Non a caso "infra vallem" esisteva un ospizio (del X secolo), dipendente dai monaci di San Colombano di Bobbio e intitolato a San Pietro. I resti dell'ospizio, sulla base di testimonianze locali, sono stati recentemente ritrovati e sono situati sul lato sinistro del Rivo Dorbora, presso la vecchia strada comunale Linguadà-Bardi, oggi ormai in disuso e in parte coperta di vegetazione. A valle dell'abitato si trovano i mulini Basini, non più funzionanti, che prendono il nome dalla famiglia di proprietari cui appartennero fino alla fine del XIX secolo.
 
GLI SCALDINI
La storia degli scaldini di Boccolo dei Tassi, ora frazione di Bardi, rappresenta un capitolo importante dell’emigrazione delle nostre montagne. Gli “scaldini” (o fuochisti) si preoccupavano principalmente di riempire di carbone le caldaie dei palazzi pubblici e privati di Parigi e già da questa definizione si coglie l’originalità di un fenomeno collegato ad emigranti provenienti quasi tutti da nostro Appennino.
(Tratto da Ilaria Bertucci e Fabiana Viani,“L’emigrazione dall’ex Comune di Boccolo dei Tassi terra piacentina e parmense. Gli scaldini di Parigi” ed. Centro Studi Val Ceno, 2008).

Costageminiana

La frazione di Costageminiana, situata vicino al torrente Dorbora, si compone di quattro nuclei: Costalta, Costa di Sopra, Geminiano e Caberra Chiesa.

Da Caberra Chiesa si può raggiungere a piedi Mulino Ceno, antico insediamento oggi totalmente disabitato, una vera "ghost town" piena di suggestione e mistero. 
 
Caberra presenta ai visitatori la chiesa di San Bartolomeo, databile tra il 1726 e il 1744. L'interessante facciata invita ad ammirare all'interno la serie di pale, coeve agli stucchi, di artista piacentino che tende al neo classico, forse Antonio Maria Peracchi.
A lato della chiesa c'è l'antico complesso monastico in pietra spaccata e portale in arenaria proveniente da Pietra Cervara, voluto dalla Venerabile Margherita Antoniazzi, detta la "Devota della Costa", di cui fa parte la chiesa di Santa Maria Annunciata, (1525 ca.).
 
All’interno del complesso è visitabile il piccolo museo a Lei dedicato.
 
A Pietra Cervara si trova anche un antico maniero. Purtroppo oggi ne rimangono solo i ruderi e non se ne conosce né l'origine nè la data della rovina totale. Il Piccinelli, nel Seicento, scriveva del ritrovamento sul posto di alcune monete romane, forse a testimonianza di una rispettabile antichità.
 

STORIA DELLA VENERABILE MARGHERITA ANTONIAZZI

Margherita Antoniazzi nacque il 9 marzo 1502 a Cantiga di Costageminiana, frazione di Bardi, nella Valle del Ceno dell’Appennino parmense, in diocesi di Piacenza. I suoi genitori, poveri contadini, furono Carlo, detto dei Carlotti, e Bartolomea Merizzi: diedero alla luce anche Antonina e Luchino.

Margherita aveva solo dodici anni quando, orfana di padre, le venne affidato un gregge da portare al pascolo. Fu così che, in alcune frazioni della vallata, ebbe modo di avvicinare i poveri che mendicavano di casa in casa e, per un innato senso di carità, si privò per essi del poco che aveva. Era analfabeta ma, oltre alle principali preghiere, conosceva bene la meditazione della passione di Cristo. A Sarizzuola ebbero inizio alcuni fenomeni mistici, estasi e visioni della Vergine Maria, e ciò la indusse a vivere imponendosi delle penitenze. Fascine e rami spinosi divennero il suo giaciglio.

Aveva 22 anni quando scoppiò un’epidemia di peste. Nella sola Piacenza si contarono circa 8000 morti: Margherita, colpita dal contagio, tornò a casa, dove si era rifugiata anche la madre, anch’essa ammalata. La assistette fino alla morte, poi, per non infettare i familiari, si ritirò in una grotta chiamata “rondinara”, posta dall’altra sponda del fiume, sopra un precipizio. Trascorse le giornate in preghiera, in particolare alla Madonna e a S. Rocco, cui attribuì la guarigione. Un bubbone all’inguine, per un certo periodo, la fece zoppicare.

Margherita chiese alla Vergine che cessasse la pestilenza in quelle terre e un giorno, alla presenza di altri fedeli, vide lacrimare il suo volto in un affresco. Alcune grazie si cominciarono ad attribuire alla povera pastorella che usò le offerte ricevute per realizzare una statua di s. Rocco, ancora oggi venerata nella chiesa dell’Annunziata. È l’edificio che la Madonna un giorno le chiese di erigere in località Caberra, impresa che la Antoniazzi concretizzò tra molte difficoltà, con l’iniziale opposizione anche del parroco. Risolutivo fu l’intervento del Conte Agostino Landi che, dapprima perplesso, colpito dalla semplicità e dall’ispirazione della donna, concesse i materiali derivanti dalla demolizione della fortezza di Pietra Cervara. Si costruì a fianco, tra il 1525 e il 1533, anche un convento.

La chiesa fu consacrata il 21 maggio, quando Margherita e una compagna, Catella Copiani, iniziarono la vita comunitaria. Si unirono loro, in seguito, altre donne che professarono i voti di povertà, castità e obbedienza, senza una vera e propria regola, contraddistinte dal lungo saio e da un velo bianco che indossavano.

Piccola di statura, dal carattere affabile, da tutti chiamata la “devota”, Margherita trascorreva molte ore in preghiera, anche notturna; da alcune visite, volute dal vescovo, abbiamo testimonianza dei suoi digiuni e delle penitenze. Molti poveri bussarono alla porta del convento, per una parola di conforto e un po’ di aiuto materiale. Puerpere e neonati ebbero sempre una particolare assistenza, le suore, per curarle, si recavano anche nelle loro case, andando contro la rigida consuetudine di uscire dalla clausura. La “devota” precorse i tempi, superando non pochi problemi. Per sua volontà si istituì una scuola gratuita (la prima della diocesi piacentina) per insegnare il catechismo e offrire un pasto frugale. Il piccolo borgo di Costageminiana divenne meta di pellegrinaggi, iniziarono a manifestarsi guarigioni prodigiose testimoniate da numerosi ex voto. La Antoniazzi fu donna volitiva, nota a tutti la sua attività riappacificatrice; si ricorda che fece scavare nella roccia, fu trovata una sorgente d’acqua e costruito un pozzo a tutt’oggi funzionante.

Morì il 21 maggio 1565, compianta dagli abitanti di tutto l’Appennino parmense. Su interessamento del vescovo Claudio Rangoni, nel 1599 le religiose furono trasferite a Compiano, perché avessero una sistemazione migliore. In seguito abbracciarono la Regola agostiniana, fino alla soppressione a inizio del XIX secolo. Nel 1618-1620 iniziò il processo di beatificazione, nel 1630 ci fu l’autenticazione notarile delle testimonianze, ma fu poi ripreso solo nel 1999; nel 2004 è stato promulgato il decreto sull’eroicità delle virtù.


PUNTI DI INTERESSE:

  • A Caberra troviamo la Chiesa di Maria Annunziata e i resti del Monastero voluti dalla mistica Margherita Antoniazzi. Le mura ospitano un piccolo museo a Lei dedicato. 
  • In località Cantiga si trova la sua casa natale risalente al 1500 e, nei boschi sottostanti, la Cappella della Rondinara a Lei dedicata nell'800.
  • Dietro la Cappella, si trova un’ area sosta con tavolo e panchine da cui ammirare un tratto di percorso del fiume Ceno.
  • A sinistra della Cappella, scendendo lungo un sentierino, si raggiunge la piccola grotta eremo, dove Margherita si ritirava in meditazione durante il periodo della peste.
  • Da Caberra, si prosegue verso la località Molino Ceno, che è un piccolissimo villaggio con case antiche anche di 400 anni, dove si trovano tutt'ora i resti di 3 vecchi mulini.

Il sito ufficiale del comitato della Venerabile Margherita Antoniazzi

Ospitalità in valle

Ricettività nei pressi delle frazioni sopra elencate:

  • TRATTORIA SERENELLA, Loc. Passo Linguadà, 45 (Km.13) - cell. 327 8243736
  • B&B LA GRANFIORITA, Loc. Cantiga, 30 (Km. 13) - Tel. 0525 757116 - cell. 335 5728713 - mail: lagranfiorita@gmail.com - www.lagranfiorita.it